lunedì 31 gennaio 2011

Dell'imperfezione

Una volta lavoravo con i telefoni.
Quando ci hanno assunto, ci hanno propinato quattro mesi di corso, full time, durante i quali ci hanno spiegato la gran parte delle tecniche utilizzate per la trasmissione della voce. Era uno sproposito di anni fa, la voce era quasi l'unica cosa che si trasmetteva.

Mi aveva colpito molto la tecnica di trasmissione PCM (Pulse Code Modulation), uno dei primi sistemi per digitalizzare il segnale rendendo più "solida" la sua trasmissione: il segnale sonoro (che grosso modo è un'onda) veniva misurato 8000 volte al secondo, e questa misura veniva trasmessa digitalmente; l'apparecchio ricevente effettuava il procedimento inverso, e dalla serie di misure ricostruiva il segnale sonoro (è lo stesso sistema dei cd musicali, solo che li il campionamento è fatto 44000 volte al secondo).
Orbene: nel caso in cui in linea ci fosse stato "silenzio", l'apparecchiatura trasmittente avrebbe dovuto emettere una continua serie di zeri, ma era programmata per inserire un "1" ad intervalli predefiniti, introducendo un lieve fruscio, perchè era stato riscontrato sperimentalmente che le persone, quando parlano al telefono, se sentono il silenzio assoluto pensano sempre che sia caduta la linea.

Siamo umani, le cose troppo perfette ci danno fastidio.

2 commenti:

  1. Eppure aspiriamo sempre alla perfezione. Ad esempio, la nuova lametta pubblicizzata è sempre infinitamente migliore della precedente. Comunque ora quando cade la linea si sente tu, tu, così non ti puoi sbagliare:)

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  2. ma la nuova lametta non potrà mai essere perfetta. se non altro perchè, se lo fosse, non potrebbero produrne una nuova versione migliorata :)

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