sabato 31 marzo 2012

Educazione stradale

Con la bella stagione, sul lago cominciano ad arrivare gli stranieri, soprattutto tedeschi.
Te ne accorgi perchè inzi a vedere delle automobili che si fermano alle strisce pedonali per lasciare che la gente attraversi la strada

mercoledì 28 marzo 2012

Invenzioni

C'era una volta un piccolo uomo. Non oggettivamente piccolo, nessuna delle sue dimensioni poteva essere considerata al di sotto della media, era lui che si sentiva piccolo al confronto del grande mondo, povera cosa in balia degli eventi e di forze incommensurabilmente superiori. Gestiva questa sua piccolezza ricavandosi, in un piccolo angolo di universo, una piccola bolla di controllo e di razionalità, un giaciglio dove solo la logica avesse diritto di cittadinanza.
Difendeva questo suo eden privato dall'assalto del caos esterno con le unghie e con i denti, convinto che il minimo cedimento avrebbe portato, alla lunga, allo sgretolamento di tutte le barriere e alla fine delle sue sicurezze.
In tempi recenti si era accorto di una minuscola falla nella gestione ordinata della sua esistenza: ogni sera puntava la sveglia (va da sè: un modello dotato della massima affidabilità e precisione) ad un orario tale che gli permettesse di svegliarsi in tempo per adempiere ai suoi impegni, ma una notte, roso da un qualche tarlo, gli capitò di non addormentarsi affatto e il trillo che doveva svegliarlo lo colse già desto. Ciò non era concepibile. La sveglia doveva svegliarlo, se lui non dormiva la questione assumeva una fastidiosa sfumatura paradossale ed illogica. Naturalmente questo pensiero lo assillò per tutte le notti successive, impedendogli di prendere sonno ed esacerbando ulteriormente la sua irritazione, finche giunse alla conclusione che la situazione non era ulteriormente tollerabile.
Studiò la fisiologia del sonno e il funzionamento del cervello, comparò decine di tracciati elettroencefalografici, verificò la potenza dei sonniferi e indagò l'effetto delle onde elettromagnetiche sul funzionamento dei neuroni, riuscendo infine ad inventare un rivoluzionario apparato: la Dorma.
Esteriormente era un orologio come tanti, anzi, l'igombro dei dispositivi interni necessari al suo funzionamento l'aveva spinto a dargli la forma di quelle antiche sveglie ormai scomparse da tempo: quadrante rotondo, corpo cilindrico, due lucenti campanelle urtate, al bisogno, da un batacchio oscillante nel mezzo; solo che il batacchio era un'elettrocalamita e le campanelle nascondevano strani avvolgimenti, per cui il movimento, invece di produrre un trillo argentino, generava un campo elettrico vibrante, con oscillazioni variabili secondo un andamento precisamente calcolato e calibrato, che avevano l'effetto di indurre un sonno immediato e profondo in chiunque si fosse trovato nel raggio di un paio di metri. Il piccolo uomo, tutte le sere, puntava prima la sveglia e poi la dorma, garantendosi così di arrivare addormentato all'ora prevista.

Fino al giorno in cui, distratto, puntò la dorma prima della sveglia, e la prima entrò in funzione mentre lui non era ancora riuscito a regolare la seconda. Da allora non s'è più svegliato.

(la Dorma è un copyright della Ros :) )

lunedì 19 marzo 2012

Del progresso

Sono estremamente grato alla sorte per avermi fatto nascere in quest'epoca di modernità: per provare il loro valore, i cavalieri medievali dovevano impegnarsi in tornei e battaglie, sconfiggere draghi, salvare pulzelle rinchiuse in eburnee torri.
Oggi basta riuscire a domare un computer riottoso.

domenica 18 marzo 2012

Trofeo Bianchi

L'umidità della notte condensa sulla coperta, rendendola scivolosa e infida, fortunatamente l'aria mattutina ancora frizzante sveglia il velista, che sarebbe assai pericoloso salire a bordo con i riflessi ancora appannati dal recente riposo.
Oggi è giorno di letizia, ricomincia la stagione velica dopo il letargo invernale. I regatanti sono ilari ed eccitati, motti e lazzi volano di barca in barca, e nulla pare poter disturbare questo idilliaco momento. Anche i reiterati rifiuti del motore a svolgere il dovuto lavoro (non gli si chiede poi tanto: partire e restare acceso) vengono presi con inusitata filosofia.

Purtroppo però le bizze del motore non sono la cosa peggiore che possa accadere in simili giornate: la nebbia, la pioggia (non lamentiamoci, potrebbe andare peggio: potrebbe piovere) ma soprattutto la bonaccia costringono gli equipaggi ad un triste rientro nei porti da cui erano usciti con orgogliosa sicurezza.

(che è vero, c'è assoluto bisogno di pioggia, ma perchè proprio oggi?)

mercoledì 14 marzo 2012

Già che sei in piedi...

...potresti prenderti questa colpa?
Grazie.

lunedì 12 marzo 2012

Aging

Diventare vecchi non è una tragedia. Se confrontato con l'alternativa, ovviamente, perchè di suo non è che sia cosa particolarmente piacevole.
Il vero problema è continuare a fare finta di avere vent'anni.

(Traduzione: sabato ho fatto lo "spendido" e ho cercato di sollevare a mano il timone di un carrello stradale per agganciarlo al trattore del circolo, ricavandone un prevedibile strappo in zona lombare, e adesso sono costretto ad alzarmi dalla posizione seduta puntando le braccia sulle ginocchia come fanno gli ottuagenari)
(e il vero problema è che, una volta risolta la temporanea inabilità, ricomincerò a credere di avere vent'anni, e a comportarmi di conseguenza)

martedì 6 marzo 2012

Letterariamente

Io ho il vizio della rilettura. A differenza di altre dipendenze non è nocivo per la salute, potrebbe piuttosto essere considerato triste, perché indica che si preferisce percorrere strade conosciute, alla ricerca del noto, piuttosto che partire per l'avventurosa esplorazione dell'ignoto.
Del resto, sapevo già di non essere perfetto.
Per altro, neppure la mia memoria è perfetta, e non ricordo mai esattamente cosa è scritto nei libri che rileggo (a parte uno, che conosco parola per parola), e questo porta a riscoperte interessanti. O preoccupanti.
Ad esempio: qualche tempo fa, nell'ordine della manciata di mesi o giù di lì, mi sono svegliato dopo una notte di bagordi (relativi, beninteso: una birra media è sufficiente ad ubriacarmi, in genere), con l'arsura tipica di quelle mattine. Ho ingollato avidamente un bicchiere della migliore medicina esistente per questa patologia (acqua fresca) e mi sono detto: che strano, è come se i primi sorsi fossero assorbiti direttamente dalle mucose, prima ancora di giungere nello stomaco. Mi sono complimentato con me per la discreta pensata, ripromettendomi di utilizzarla alla prima occasione sociale utile, per pavoneggiarmi ed atteggiarmi ad acuto osservatore della realtà.
Fortunatamente la mia vita sociale è piuttosto scarsa, e l'occasione non si è verificata, perché rileggendo in questi giorni un libro che avevo frequentato diversi anni fa ho ritrovato pari pari la stessa frase. Non era farina del mio sacco, era il residuo subconscio di un'antica lettura.

A margine: il libro in questione è "Eureka street", di Robert McLiam Wilson, dovesse capitarvi tra le mani vi consiglierei caldamente di leggerlo. E anche di rileggerlo.

giovedì 1 marzo 2012