mercoledì 28 aprile 2010

Errata corrige

Quando si scrive capita di sbagliare, lo sanno tutti. Però, in questo caso, credo che sarebbe stato meglio buttare via il pezzo e rifarlo, piuttosto che farsi ridere dietro per i prossimi secoli.
Le incisioni sulla pietra hanno il vizio di essere longeve.


martedì 27 aprile 2010

Obsolescenza

Ogni volta che faccio le pulizie, uso una spugnetta nuova.
Di solito passa così tanto tempo che quella vecchia è irrimediabilmente incartapecorita.

domenica 25 aprile 2010

Regata del Piantù

Tradotto sarebbe "Regata della Grossa Pianta". La grossa pianta (grossa davvero, per abbracciarne il tronco occorrono almeno quattro persone) alla fine del lungolago di Maderno c'è ancora, ma da qualche anno l'arrivo della regata è stato spostato più a nord, perchè lì è un luogo di piatte epiche.

In realtà questa mattina la piatta epica era estesa a tutto il lago. Il peler, vento del mattino, doveva avere di meglio da fare e non si è fatto vedere: venti minuti dopo la partenza eravamo ancora appiccicati alla boa. Un paio d'ore di sofferenza, a correre dietro ai refoli, cercando di immaginare da che parte sarebbe potuta arrivare l'aria e come fare ad andarla a prendere e poi finalmente si comincia ad andare. A differenza di quanto successo nel "Bianchi", questa volta riusciamo a far andare in barchino quanto gli altri, e non arriviamo ultimi alla boa davanti al Forbisicle. A differenza di quanto successo nel "Bianchi" non facciamo una bolina strepitosa e tagliamo il traguardo (spostato alla boa di Bogliaco per evitare che il vento morente invalidasse gli sforzi di tutti) nella stessa posizione che avevamo alla boa di poppa, nonostante la barca davanti a noi abbia avuto la sua notevole dose di guai.

Ormai è una costante: riusciamo a fare bene solo un'andatura per regata. E' già qualcosa, in fondo.
Ah, dimenticavo: hanno vinto i soliti.

sabato 24 aprile 2010

Curiosità

Le cassiere del supermercato hanno il cartellino con il nome.
Ho sempre la fortissima tentazione di girarlo per vedere se c'è anche il prezzo.

venerdì 23 aprile 2010

Abbigliamento tecnico

Ogni sport ha il suo, ovviamente. Qualche volta giustificato, altre meno. Per dire: a pallone puoi tranquillamente giocare con una maglietta qualsiasi, mica hai bisogno di prenderne una "fatta apposta", mentre le scarpe apposite sono decisamente più utili.
Anche in barca è più o meno così: le scarpe sono abbastanza importanti (devono fare presa anche se c'è bagnato), e una comune scarpa da ginnastica non rende un servizio adeguato; per pantaloni, magliette, maglioni, eccetera, non vale la pena di imbarcarsi in spese eccessive, quello che c'è in un qualsiasi cassetto standard di casa và bene lo stesso; i guanti sono essenziali (a meno che voi non siate Buddy Melges, ma queste sono altre storie); ma la cosa assolutamente indispensabile è la cerata.
Per "cerata" si intende, genericamente, un capo d'abbigliamento impermeabile (il nome deriva dal trattamento utilizzato originariamente per renderlo tale: la tela veniva impregnata di cera). Ne esistono varie versioni, la più comune è costituita da due pezzi, pantaloni a salopette con sopra una giacca; quelle più care permettono il passaggio dell'umidità dall'interno verso l'esterno, quelle economiche, invece, sono completamente stagne, e dopo averle indossate per una giornata dentro si è bagnati quasi come se non la si fosse messa (ma l'umido del corpo è caldo di suo, le secchiate d'acqua che ti arrivano addosso invece no). Bisogna sempre portarla appresso: io l'ho lasciata a casa solo una volta, in pieno luglio, giudicandola superflua, e mi sono trovato in mezzo ad un'acquazzone storico.
Ha qualche lato negativo, ovviamente, almeno la mia. A parte la chiusura lampo principale, tutte le altre aperture possono essere regolate tramite una striscia di velcro; questo materiale è assai poco schizzinoso, e ha la tendenza ad aderire, oltre che alla sua controparte, a qualsiasi cosa trovi attorno, principalmente le controparti delle chiusure viciniori, e quando si tenta di indossarla il più delle volte ci si ritrova completamente annodati.
La cosa peggiore, però, è quando ci si trova nella necessità di fare pipì: la lampo della salopette si ferma piuttosto in alto, e dietro di essa c'è comunque uno strato di tela per fermare le gocce d'acqua che dovessero attraversarla. In queste condizioni riuscire a tirare fuori il pisello, particolarmente se non si è superdotati (e ricordiamo che il freddo tende a ridurre), è un'impresa improba.
Ma mi consolo, per le ragazze è anche peggio.

giovedì 22 aprile 2010

Come in un film

Io e le chiavi abbiamo un rapporto difficile. Ho l'insana tendenza a chiudere le porte lasciando dall'altra parte l'indispensabile oggetto atto ad aprirle. Ci sarà sicuramente un perchè profondo, un qualche trauma infantile sepolto, lo zampino di un subconscio dispettoso, ma non sono ancora riuscito a venirne a capo.
E così stamattina è successo di nuovo: sono uscito a comperare il latte e mi sono chiuso fuori.
Lo ammetto: abbattere la porta con un calcio ben assestato è stato alquanto spettacolare, ma adesso mi tocca di ripararla...

Lago




lunedì 19 aprile 2010

Match race

E' un modo diverso di fare vela: invece di partire tutti assieme e vedere chi arriva primo, la gara si svolge con tante piccole regate uno contro uno, chi vince più scontri arriva primo. Questo tipo di svolgimento della competizione ha, come effetto collaterale, di dare più enfasi al regolamento che alla conduzione della barca: per vincere è più importante "costringere" l'avversario a commettere un errore che essere in grado di far correre la barca più velocemente. Naturalmente occorre pure essere capaci di far fare alla propria barca quello che si vuole, e anche quella è un'abilità nautica non indifferente.
Tutto sommato non è un tipo di regata a cui parteciperei volentieri, quanto meno da timoniere, però è un bello spettacolo da guardare.
Specialmente se, con la scusa di fare fotografie, si riesce a scroccare un passaggio sul gommone dei giudici.






















sabato 17 aprile 2010

Altre considerazioni

Devo ricordarmi di non usare federe bianche.
Dopo solo due-tre mesi diventano inguardabili.

venerdì 16 aprile 2010

Dodicesima puntata

Il supermercato di Eusebio, nel centro commerciale posto nelle immediate vicinanze dell'unico semaforo del paese, è noto nel circondario per il non invidiabile primato di avere le cassiere più brutte del mondo.
Pare che ciò abbia avuto origine quando Grimilde sorprese il marito in contemplazione del fondoschiena di una neoassunta, che si era chinata per sistemare della merce. Da allora pretese di condurre in prima persona i colloqui di assunzione.
E' da notare il fatto che anche gli addetti al magazzino non brillino per avvenenza, nonostante Eusebio non abbia mai colto la moglie in atteggiamenti equivoci con alcuno di loro. Probabilmente è dell'avviso che sia meglio prevenire piuttosto che curare.

mercoledì 14 aprile 2010

A chi mi accusa di essere misogino

Nemo iudex in causa sua, ma non credo di esserlo particolarmente. Non più di quanto sia, più in generale, misantropo.
In gioventù ho anche letto "Dalla parte delle bambine", di Elena Gianini Belotti, trovandolo assai significativo e condivisibile.
Solo uno degli argomenti trovati in quel libro, che all'epoca mi aveva colpito molto, si è poi rivelato alquanto inconsistente: l'autrice sosteneva che si poteva riscontrare la sostanziale "squalificazione" della donna, nel suo insieme, dal fatto che esistessero decine e decine di termini per indicare l'organo sessuale maschile, mentre elencava tre miseri sinonimi per il corrispettivo femminile.
Da allora è arrivato Benigni, che di nomi per quella cosa ne elencava assai di più, ma soprattutto la considerazione che i termini "cazzata" e "figata", con la loro differenza di significato, stanno a dimostrare di quanta venerazione goda il sesso femminile.
In conclusione mi sento di stare dalla parte delle bambine, avendo ben presente, però, che qualche volta tendono a esagerare.

martedì 13 aprile 2010

Altri artefatti antichi

Non l'ho mai visto, ma mi è stato descritto come un pezzo di legno, grossolanamente cilindrico, del diametro di quattro o cinque centimetri, lungo circa una spanna e appuntito ad entrambe le estremità; una sorta di matitone a due punte.
Veniva posato per terra, colpito su una punta con un altro bastone per farlo saltare in aria, e, mentre era ancora in volo, colpito nuovamente per scagliarlo lontano. Il legno utilizzato come mazza serviva anche come unità per misurare la distanza alla quale si era riusciti a lanciare.
Il matitone si chiamava "ciàncól", ed era il terrore dei vicini da quando il vetro aveva sostituito la carta oleata nei telai delle finestre (mica preistoria: quando mia nonna era bambina le finestre di casa sua erano così).
Il gioco era così diffuso che il termine è passato nel linguaggio corrente, in termini piuttosto dispregiativi: sentirsi dire "ta set un ciàncól" voleva dire essere considerati di scarso valore, con un senso più preciso di "non mantenere fede alla parola data". Curiosamente non ho notizia di una versione femminile di questa locuzione, e non so se ciò sia dovuto al fatto che le donne sono sempre degne di fede, o, al contrario, la loro inaffidabilità è talmente assodata da non far nascere il bisogno di sottolinearla ulteriormente.

lunedì 12 aprile 2010

Quesiti

Se mio figlio, tornando a casa dopo essere venuto a farmi visita, abbandona qui il sacchetto dei vestiti sporchi, sta freudianamente lasciando dietro di sè qualcosa che faciliti il suo ritorno o vuole semplicemente che io glie li lavi?

venerdì 9 aprile 2010

Dettagli

La cura che si mette nel fare una cosa è desumibile anche dallo stato in cui versano gli attrezzi destinati al suo compimento.
Ad esempio la mia scopa è in perfetto ordine, ancora lucida come quando è stata acquistata, tant'è che ha ancora l'etichetta del prezzo.
In lire.

giovedì 8 aprile 2010

Lost in traslation

Amo i fumetti. Non tanto le "graphic novel", le storie disegnate, quanto le strisce umoristiche, quelle tre-quattro vignette (anche se per alcune opere d'arte ne bastano meno) che si chiudono con una battuta fulminante.
Anche se non mancano esempi di altra provenienza, si tratta di un genere prettamente americano (è abbastanza ironico che, nonostante questa passione, io venga a volte tacciato di antiamericanismo; certo che se eleggessero presidente Bill Watterson o Garry Trudeau io sarei molto molto più contento) per cui spesso ho letto queste strip dopo che sono state tradotte. Tradurre è tradire, si sa, ma ho riscontrato che, di solito, viene fatto un buon lavoro. Solo una volta mi sono trovato parecchio in difficoltà...
Avete presente Snoopy in versione capo scout che, seduto attorno ad un falò con i suoi amici pennuti, arrostisce le toffolette? Ebbene, il mistero di cosa fossero in realtà queste misteriose "toffolette" mi ha assillato per anni. Ero arrivato a concludere che si trattasse di formaggini, un equivalente d'oltre oceano dei nostri tomini, quando, non molto tempo fa, una collega ha portato al lavoro una confezione di "morbidoni" (quelle cose gommose e dolcissime) americani, dove sono chiamati "marshmallow": sul saccchetto, come "serving suggestion", era consigliato di arrostirli prima di mangiarli. E' stato un lampo di comprensione, mi si è aperto un mondo.
Le piccole soddisfazioni della vita :)

mercoledì 7 aprile 2010

Pinocchio

Ve l'avevo detto di non dar retta a Lucignolo e di non esagerare... E' bastato del buon cibo


Un bravo pizzaiolo


Una tavolata di buoni amici


Un po' di musica


E, alla fine, vi siete trasformati tutti così:

(Foto rubate a Alberto)

martedì 6 aprile 2010

Cultura popolare

Scherzosamente, da queste parti, si dice che i più importanti santi bresciani siano "Sangiot, sang dal nas e s'ancules" (pronunciato con la "u" francese, retaggio di passate dominazioni). Una differente versione dello stesso detto sostituisce il secondo termine con "sambuc" (anche qui, "u" francese; la dominazione è stata molto intensa, a quanto pare).
Il sambuco, sotto forma di arbusto o di piccolo albero, è molto comune in queste zone. Anticamente le sue bacche erano utilizzate per la produzione dell'inchiostro e con i suoi rami veniva costruito un giocattolo per i bambini, lo "sciupitì dele rëbaghe" (schioppetto delle bacche di alloro). Il legno del sambuco è caratterizzato dalla presenza di un midollo assai tenero, quindi bastava prendene un pezzo lungo poco più di una spanna e svuotarlo per ottenere una specie di tubo. All'interno di questo tubo, per mezzo di un rametto usato come pistoncino, si inseriva a fondo una bacca di alloro, successivamente si ripeteva la stessa operazione con una ulteriore bacca e la pressione dell'aria all'interno del tubo faceva schizzare via la prima bacca con un assai coreografico schiocco, come in una sorta di rudimentale fucile ad aria compressa.
Verrebbe da dire che i nostri padri si divertivano con poco, se non fosse che anche io mi sono divertito parecchio con quel giocattolo :)

lunedì 5 aprile 2010

Consuntivo

Le previsioni del tempo, fortunatamente, erano un pochino sbagliate. Tutto il resto è andato perfettamente.

sabato 3 aprile 2010

Dialoghi

SorellaDiSergio: ... perchè ci sono punti della casa che occorre pulire tutti i giorni...



Sergio:

venerdì 2 aprile 2010

Musica

Concertino di musica latinoamericana in quel di Salò. Solo in due, chitarra e percussioni, ma quando hanno suonato questa mi si è scaldato il cuore.

Weather forecast

Lunedì 5 Aprile (L. dell’Angelo): Soleggiato con residua nuvolosità e ultime piogge ad Est al mattino. Ventilato da Nord a tratti fino in pianura. Massime attorno a 12-15 gradi.

Speriamo sbaglino un po'...

giovedì 1 aprile 2010

Indizi di schizofrenia

Stamattina mi sono svegliato con i postumi di una sbornia, ma non ricordo di aver bevuto, ieri sera.
La mia seconda personalità si diverte molto più della prima, evidentemente.