Che non è facile.
In primo luogo per l'oggetto. Si presta a troppe metafore. Per capirci: proviamo ad immaginare una possibile dichiarazione d'amore per una patata. Per quanto la patata in sè possa essere considerata una cosa estremamente meritevole (no, dico, ci avete mai pensato? Assorbe e sintetizza ogni singolo aroma con cui viene a contatto; in qualsiasi preparazione in cui venga coinvolta, per quanto nel ruolo di comprimaria, risulta la cosa più piacevole da mangiare), se provate a dichiarare amore per lei c'è sempre qualcuno che è tentato di cogliere il significato metaforico. Cosa estremamente giustificata, per altro. No, non nel senso che se uno parla della patata si debba per forza riferire a qualcosa d'altro, ma nel senso che il qualcosa d'altro è decisamente meritevole di reverenza.
Anyway, si diceva dell'oggetto. In questo caso è ancora più imbarazzante, perché a seconda dei punti di vista può essere interpretato in un modo o nel suo opposto (complementare sarebbe meglio): l'aspetto è decisamente fallico, ma l'azione che su essa si compie richiama altre immagini. Potremmo risolvere la questione scindendo i termini e concentrandoci separatamente sull'attività della mano destra e di quella sinistra, e con questo riconoscere che l'elemento unificante è la natura sostanzialmente onanistica dell'atto, ma saremmo comunque fuori strada.
Perchè qui le metafore non c'entrano, è un discorso da prendere alla lettera (ah, la magnifica ambiguità del linguaggio: lettera può riferirsi sia a un singolo carattere che a un'intera missiva, chissà a quale dei due significati rimanda quella locuzione).
In secondo luogo (ma si potrà scrivere "in secondo luogo"? Beh, l'ho scritto, il pc non si è inchiodato, il mondo è ancora al suo posto, per cui direi che sì, si può scrivere) mi è difficile scrivere una dichiarazione d'amore, a prescindere dall'oggetto (e anche dal soggetto, ma in questo caso non credo che lo scriverei sul blog, meglio, molto meglio farlo di persona), perchè ho la tendenza a razionalizzare, a spiegare, a cercare le ragioni, e l'amore sopporta male un simile trattamento. L'amore bisogna viverlo, mica spiegarlo.
Ecco, magari lo si può raccontare, senza la pretesa di capire.
Amo la mia chitarra. Lei e nessun'altra.
E' vero, non è la prima: in passato ce ne sono state altre, ho amato anche loro e ancora oggi conservano un piccolo posto nel mio cuore, ma non è la stessa cosa. Forse non erano del tutto adatte a me, forse solo adesso sono diventato abbastanza bravo da sviluppare un rapporto profondo. Non so perchè le cose siano andate così, è un semplice dato di fatto.
Mi piace prendermene cura, lucidarla, cambiarle le corde, riporla ordinatamente nel suo sontuoso fodero; ma soprattutto mi piace suonarla, rinfrescare vecchie canzoni conosciute da tempo e provarne di nuove, lanciarmi in spericolati bending e vibrati, far ruggire i power chord.
E il suono che esce dall'amplificatore, degnamente distorto, ha vibrazioni decisamente orgasmiche.