venerdì 5 ottobre 2012

Dello strano funzionamento della mente umana

La mia, nello specifico, che poi non so se succede così anche ad altri.
Allora: a me non piace volare. L'aereo mi fa paura. So che è un mezzo di trasporto notevolmente sicuro, che le statistiche riguardo agli incidenti, calcolati per numero di passeggeri e distanze percorse, lo classificano come il meno pericoloso, però l'idea di essere sospesi lì per aria, e che se succede qualcosa si cade violentemente per terra, non mi fa stare per nulla tranquillo. Probabilmente il timore è anche accentuato dalla mancanza di controllo, dal non sapere fino in fondo che cosa sta succedendo, per cui ogni minima variazione dell'accelerazione gravitazionale percepita diventa un piccolo dramma.
Ciò non mi ha impedito di prendere l'aereo, e c'è stato un periodo della mia vita in cui ci sono salito relativamente di frequente (sì, c'era di mezzo una donna, e "un pelo di fica tira più di una pariglia di buoi". tra l'altro credo valga anche nel caso sia completamente depilata), e a un certo punto mi sono accorto che la cosa non mi dava più tanto fastidio. Non ero costretto a guardare costantemente fuori dal finestrino per verificare che fossimo ancora in volo, non mi tormentavo continuamente le mani, potevo leggere e concentrarmi su quanto stavo leggendo invece di ripercorrere ossessivamente le stesse righe perché tutto "scivolava" fuori dal mio cervello.
Orbene, come credete che abbia accolto questa piccola epifania? Un piccolo moto d'orgoglio ha forse attraversato il mio intimo? Assolutamente no, anzi, la cosa mi ha dato un certo qual dispiacere: il volare era diventato routine, non era più ammantato da un'aura quasi eroica. Prima facevo fatica, ma mi vincevo, dopo non c'era più quasi nessuna emozione.
Ecco: succede di affezionarsi anche alle cose che fanno stare male. Forse più a quelle che alle altre. Sì, si chiama nevrosi. No, non l'ho ancora superata del tutto.

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