mercoledì 28 novembre 2012

Bicchieri

Li avevo comprati anni fa all'Ikea, che di solito ci vai per acquistare un mobile ma poi te ne torni a casa con miriadi di altre cavolate e magari senza il mobile. Li avevo visti all'inizio della zona mercato, prima delle pentole e degli accessori di cucina. Anzi, è passato così tanto tempo che probabilmente era ancora la sede vecchia, quella a sud della tangenziale, che sembrava enorme e invece quella nuova è grande almeno il doppio, perché lo spazio per le merci pare che non sia mai abbastanza, e nascono ogni giorno centri commerciali sempre più grossi, e nel prossimo probabilmente bisognerà bivaccare per attraversarlo tutto, o forse avrà un servizio di tram interno, o addirittura una metropolitana, anche se forse ormai le metropolitane non sono più così di moda, che se il prezzo della benzina cresce ancora un po' non ci sarà più nessuno che usa la sua macchina, e le strade saranno vuote e non ci sarà bisogno di far circolare i mezzi pubblici sotto terra per fargli evitare il traffico.
Ma sto divagando.
Insomma, c'erano questi bicchieri da birra, quelli da una pinta, tipici inglesi, gli stessi delle vignette di Andy Capp, che in Italia veniva chiamato Carlo e stava nel paginone centrale della Settimana Enigmistica, che era praticamente l'unica cosa della settimana enigmistica che riuscivo a capire, perché già il Tenero Giacomo, con la sua storia divisa in due vignette che si rimandavano l'un l'altra in un infinito loop mi metteva parecchio in difficoltà, e anche per le ultime parole famose avevo sempre bisogno di un aiutino genitoriale per venirne a capo, e a quell'epoca non avevo ancora cominciato a bere la birra, forse non è così vero che l'alcol fa male al cervello.
Ma sto divagando.
Dicevo: erano quei bicchieri tronco conici, di vetro sottile, che nella parte alta hanno una sorta di rigonfiamento, messo lì per far sfogare la schiuma, dicono loro, per me serviva di più a rendere difficile lo scivolamento del bicchiere dalle mani degli avventori, che probabilmente il barista ne aveva piene le scatole di dover continuare a passare lo straccio sul pavimento per raccogliere tutta la birra caduta per terra, per non parlare dei cocci di vetro che sono anche pericolosi e tagliano, e poi magari qualcuno gli faceva anche causa ed è una storia infinita, coi tempi della giustizia, che poi magari ti assolvono ma tu per uno sproposito di anni hai fatto fatica a dormire e anche un po' a vivere con questa storia del processo che ti oscilla sul capo in stile spada di Damocle, e adesso quegli anni vissuti male non te li può dare indietro nessuno.
Ma sto divagando.
Il fatto è che di anni, da allora ne sono passati parecchi, e questi bicchieri, nonostante il rigonfiamento di sicurezza, ma forse per la storia del vetro sottile, un po alla volta si sono rotti quasi tutti, e dei sei che erano ne sono rimasti due. E c'è da dire che in effetti il rigonfiamento è servito allo scopo, che loro non si sono mai rotti perché scivolati di mano a un qualche avventore sbadato, anche se c'è da sottolineare che questo non è un bar, per cui di avventori non se ne vedono, e del resto lo diceva anche mia madre che questa è una casa e non un albergo, e se pure io nel frattempo ho traslocato e non abito più con mia madre, sono abbastanza sicuro che non sia un albergo neanche questo, anche se ne ho uno giusto dall'altra parte del vicolo che mi toglie il panorama del lago, e se lo fosse direi che il personale è abbastanza scadente, perché c'è un sacco di sporco e il letto non viene mai rifatto.
Ma sto divagando.
Comunque pare che adesso l'Ikea non venda più questi bicchieri, almeno a dare fede a quello che si può vedere sul loro sito, che è una cosa spiacevole ma sarebbe stato ancora più spiacevole scoprirlo dopo essere andato di persona al negozio, quello nuovo e immenso, perché non è proprio vicinissimo a dove abito io, e la benzina effettivamente costa delle cifre spropositate anche se, pare, non ancora al livello di dissuadere chiunque dall'usare la propria macchina per spostarsi, anche se bisogna pure mettere in conto che andare in città con la corriera, amabilmente chiamata "la bestia blu", è sì una cosa economica, ma anche incredibilmente pigra, e se dopo la corriera devi anche prendere l'autobus per andare dove devi andare, facile che ti ci vogliano due e due quattro ore (se poi vuoi anche tornare indietro, che spesso è indispensabile) e, diciamocelo, impiegare quattro ore solo per andare a scoprire che non vendono più i bicchieri che ti interessano sarebbe abbastanza seccante.
Ma ho divagato.

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