lunedì 14 dicembre 2009

Winter cup, seconda puntata (Regata di S. Lucia)

L'inverno non è ancora ufficialmente cominciato, il freddo invece sì, e così l'aggettivo winter è in qualche modo rispettato. Anche la data, una volta tanto, corrisponde e ciò infonde pace all'animo.
Quello che non infonde pace è il vento: capriccioso e ballerino, promette di sottoporre il sistema nervoso ad una dura prova. Navigare con vento forte può essere difficile, faticoso, magari pericoloso, ma non è psicologicamente impegnativo quanto farlo con vento incostante. Sembra di camminare sulle uova e qualsiasi cosa si faccia si ha la sensazione che sarebbe stato meglio fare l'opposto. O forse sarebbe stato davvero meglio fare l'opposto e sono io che sbaglio costantemente tutte le decisioni.
Cominciamo subito con lo sbagliare la partenza: per la paura costante di essere in ritardo mi trovo sulla linea di partenza troppo presto e devo sfilare verso la boa quando avrei preferito partire vicino alla barca comitato, poi facciamo una serie di virate per correre dietro a degli "scarsi" e dei "buoni" del vento che si rivelano di durata troppo breve per essere significativi. Ultimi alla boa di bolina, morale a terra. Giriamo la boa, issiamo lo spi e cominciamo mestamente a scendere il vento che comincia a fare il bravino e a limitare le bizze. Quelli immediatamente davanti a noi litigano con lo spi, fanno fatica a tenerlo gonfio, e un po' alla volta guadagnamo terreno. Giriamo la boa di poppa immediatamente dietro di loro e li passiamo mentre faticano ad ammainare lo spi. Bolina senza emozioni, poppa tranquilla e tagliamo il traguardo penultimi, anche se dire quarti farebbe più figo.
Seconda prova con vento finalmente sostenuto. Partiamo bene, per i nostri standard, ci ritroviamo in terza posizione. La gara non è competitivamente avvincente: il gruppo è sgranato e non ci sono incroci al cardiopalma, probabilmente guadagnamo un po' rispetto a chi sta dietro e perdiamo dai primi, ma non è facile rendersene conto prima dell'arrivo in boa. Su spi e si scende in fil di ruota a posizioni invariate. Ammainiamo con calma, ben prima della boa, strambiamo a velel bianche e ci avviciniamo al palloncione arancio. Dal nulla sbuca una star e gli andiamo addosso. No, non credo che le cose siano andate esattamente così, però, davvero, nella concitazione del momento non ho capito bene cosa sia successo. Piccolo scambio di improperi, ma visto che le barche ancora galleggiano ci rimettiamo in assetto per raggiungere la boa di bolina. Un paio di bordi senza storia e chiudiamo terzi.

Ecco, quel "senza storia" non è esatto. Una storia, in barca, c'è sempre: fatta di onde, di vento e di spruzzi d'acqua, di cose capite e di altre che si pensava di aver capito e invece, di fiducia e di scazzi. Ma per raccontarle come si deve bisogna essere un po' più bravi di così.

Impareremo anche quello.

5 commenti:

  1. Per me sono post misteriosi... cosa sarà lo spi? mi pare sia stato determinante insieme al vento che la fa sempre da padrone.. senti ma (non so se dico una cazzata) governi tu il timone? Perchè esisterà ancora il timone no? :) Marion.. notte...

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  2. Posso copiaincollare o mettere un link su fungarda?

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  3. marion: sì, in genere il timone lo tengo in mano io, per la nomenclatura la prossima volta proverò a mettere qualche disegnino...
    fungarda: e quando mai mi hai chiesto il permesso? :) (comunque sì, copianincolla pure e anche il link sarebbe gradito)

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  4. Non hai parlato della vostra/nostra arma segreta da vento sostenuto........
    :-)

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  5. anonimo: devi essere un po' meno criptico di così...

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