lunedì 16 aprile 2012

Regata del Piantù

C'è crisi, c'è grossa crisi. Ci sono più barche che marinai, e pare che questi pochi abbiano anche altri impegni, oltre a venire in barca (chessò: qualcuno è reperibile al lavoro, altri vanno a fare gli attori, cose così), inoltre io ODIO telefonare alla gente per chiedere la loro disponibilità, per cui mi risolvo a farlo solo quando i pochi elementi disponibili sono già stati ingaggiati da altri equipaggi.
A questo si aggiunga che le previsioni del tempo, per domenica, annunciavano pioggia in tutte le possibili declinazioni (a margine: hanno sbagliato, temporali e rovesci non se ne sono visti, per il resto ha piovuto ininterrottamente con intensità variabile dalla schizzechea, per gli inglesi "drizzle", al moderato andante con brio) e sarà facile capire come, alla partenza, eravamo solo in tre.

Il percorso è dei più semplici: si parte davanti al circolo di Toscolano, si arriva fino al Forbisicle e si torna indietro passando per la boa messa di fronte al porto nuovo di Bogliaco. Peccato solo che, con il vento presente al momento della partenza, il completamento del tragitto avrebbe richiesto una settimana invece delle sette ore previste come tempo massimo. Il poco vento, comunque, spinge nella direzione giusta, appena sufficiente a gonfiare lo spi appesantito dalla pioggia, l'acqua è piatta, perturbata solo dal raro passaggio dei battelli (per i motoscafi non è ancora stagione) e il barchino si muove, lento ma sicuro, verso il nord.

Se non fosse una regata sarebbe anche una navigazione piacevole. No, riformulo: se non fosse una regata, non piovesse e non facesse un freddo incredibile sarebbe anche una navigazione piecevole, purtroppo però le cose non stanno così, e la consapevolezza di essere in gara, di dover arrivare a completare il percorso, rende la situazione piuttosto snervante. Soprattutto perchè in quelle condizioni sembra sempre che gli altri vadano come dei proiettili mentre noi siamo quasi fermi. Vediamo, in lontananza, un paio dei nostri colleghi di classe che hanno deciso di avere modi migliori per passare la domenica, e stanno tornando a motore in porto. La cosa è consolante: abbiamo matematicamente evitato l'ultimo posto, ma al contempo è fonte di stress: se non arrviamo entro il tempo limite la nostra sopportazione non sarà servita a nulla, e al danno si aggiungerà la beffa.
Ma la nostra costanza viene premiata: pian piano, senza fretta, il vento sale, la barca accelera e l'acqua comincia a cantare sulla carena. O dolce suono, balsamo per le orecchie, lenitivo di tutte le ansie e le scomodità. In completa letizia (che a questo punto acqua e freddo diventano dettagli di nessuna importanza) raggiungiamo la boa del Forbisicle, ammainiamo lo spi e ci disponiamo a una lunga e piacevole bolinata. Gli avversari non sono distanti come sembrava, sono tutti a portata di vista, e uno, inspiegabilmente, è pure alle nostre spalle. Il distacco dai primi si riduce, prendiamo una rotta più diretta per tentare una rimonta, ma il vento ci dà torto, e arriviamo alla boa di Bogliaco a posizioni invariate, dove il comitato di regata ha deciso di porre il traguardo, accorciando il percorso, per evitare alle barche la tagliola del tempo limite.
Quinti su otto partecipanti. Poteva andare peggio: poteva piovere. Di più, intendo.

3 commenti:

  1. E arrivavate ottavi, che scrivevi? ;-) M. (ma chi sono questi che fanno gli attori per arrotondare.....)

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    1. forse non avrei scritto affatto. gli attori non arrotondano, a quel livello è già tanto se non gli tocca di spendere per esibirsi, per altro si "spendono" molto in quanto a tempo e impegno. a margine: l'attore è il pargolo

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