martedì 6 marzo 2012

Letterariamente

Io ho il vizio della rilettura. A differenza di altre dipendenze non è nocivo per la salute, potrebbe piuttosto essere considerato triste, perché indica che si preferisce percorrere strade conosciute, alla ricerca del noto, piuttosto che partire per l'avventurosa esplorazione dell'ignoto.
Del resto, sapevo già di non essere perfetto.
Per altro, neppure la mia memoria è perfetta, e non ricordo mai esattamente cosa è scritto nei libri che rileggo (a parte uno, che conosco parola per parola), e questo porta a riscoperte interessanti. O preoccupanti.
Ad esempio: qualche tempo fa, nell'ordine della manciata di mesi o giù di lì, mi sono svegliato dopo una notte di bagordi (relativi, beninteso: una birra media è sufficiente ad ubriacarmi, in genere), con l'arsura tipica di quelle mattine. Ho ingollato avidamente un bicchiere della migliore medicina esistente per questa patologia (acqua fresca) e mi sono detto: che strano, è come se i primi sorsi fossero assorbiti direttamente dalle mucose, prima ancora di giungere nello stomaco. Mi sono complimentato con me per la discreta pensata, ripromettendomi di utilizzarla alla prima occasione sociale utile, per pavoneggiarmi ed atteggiarmi ad acuto osservatore della realtà.
Fortunatamente la mia vita sociale è piuttosto scarsa, e l'occasione non si è verificata, perché rileggendo in questi giorni un libro che avevo frequentato diversi anni fa ho ritrovato pari pari la stessa frase. Non era farina del mio sacco, era il residuo subconscio di un'antica lettura.

A margine: il libro in questione è "Eureka street", di Robert McLiam Wilson, dovesse capitarvi tra le mani vi consiglierei caldamente di leggerlo. E anche di rileggerlo.

2 commenti:

  1. Meno male che non ti sei pavoneggiato in pubblico con questa intuizione non tua! Chi non avrebbe pensato subito a "Eureka street" di Robert McLiam Wilson??? (tutti ne hanno almeno 8 copie di edizioni differenti!) :))
    R

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  2. tutti no, ma visto che la sfiga ci vede benissimo, sicuramente mi sarei pavoneggiato di fronte a qualcuno che aveva letto il libro e che ricordava parola per parola il passo.

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