domenica 21 novembre 2010

Rope's rant

Andare in barca è un'attività pericolosa. Meno del paracadutismo o dell'arrampicata libera, probabilmente, ma espone comunque ad una certa serie di rischi.
E' anche un'attività piuttosto antica, per cui questi rischi sono abbastanza conosciuti e catalogati, e le contromisure da applicare sono normate da appositi regolamenti.
Le categorie di rischio, grosso modo, possono essere così riassunte:
  • Perdersi: per noi lacustri è un'eventualità abbastanza remota, in mare la cosa è già molto meno improbabile, per cui è necessario avere a bordo carte nautiche, bussola, gps, binocolo e alcuni attrezzi che permettano di essere più facilmente individuati da chi stesse eventualmente cercando l'unità dispersa, come fuochi di segnalazione, razzi luminosi fino al segnalatore di posizione satellitare.
  • Scontrarsi con qualcuno, particolarmente in caso di buio o di visibilità limitata, quindi necesità di luci di via (l'equivalente delle luci di posizione delle macchine) e segnalatori acustici (corno da nebbia, fischietti).
  • Affondare, il rischio più ovvio, per il quale è prescritta la presenza di attrezzi atti a turare falle di lieve entità e la presenza di sistemi di galleggiamento di emergenza che consentano ai naufraghi di attendere in relativa sicurezza l'arrivo dei soccorsi, dal "giubbotto", più correttamente definito cintura di salvataggio, alla zattera autogonfiabile. Nel caso si debba utilizzare quest'ultima, si consiglia vivamente di portarsi dietro gli strumenti di segnalazione visiva e sonora di cui s'è parlato più sopra.
  • Caduta fuori bordo, probabilmente il rischio più subdolo (e forse anche quello normato nel modo più insoddisfacente). Pare uno scherzo, ma cadere fuori dalla barca è tutt'altro che difficile, e può avere conseguenze tragiche. Abbastanza ovvio pensare al caso del navigatore solitario, ma anche nel caso della presenza dell'equipaggio le cose possono volgere al peggio: tornare indietro a prendere l'uomo in mare è difficile, perderlo di vista e non riuscire più a ritrovarlo in mezzo alle onde è invece assai facile.
    L'unico strumento veramente efficace per limitare questo rischio (life line e relative imbragature) non è obbligatorio, l'unica dotazione prevista è il "salvagente anulare con cima".

Ecco: parliamo un pochino di questi due oggetti. Il "salvagente anulare" è una ciambella, abbastanza simile a quella che usano i bambini per fare il bagno quando non hanno ancora imparato a nuotare, tranne che per l'essere sprovvista della testa di papera e dell'essere costruita in plastica rigida, per non correre il rischio di sgonfiarsi. Quando qualcuno casca in acqua bisogna avere la prontezza di riflessi necessaria per lanciargli vicino il salvagente; vicino ma non troppo, che se quell'affare lo piglia in testa si rendono superflue tutte le successive manovre.
E' abbastanza intuitivo che il salvagente, in quella situazione, è "necessario ma non sufficiente" all'effettivo recupero del bagnante involontario: se non c'è qualcosa che lo lega alla barca resta il problema dell'effettivo recupero del naufrago, ed è qui che entra in gioco la "cima", una corda (ma fa più figo chiamarla sagola) che collega salvagente e barca. Per ragioni piuttosto ovvie, tale sagola deve essere galleggiante (migliori possibilità per il naufrago di afferrarla, se non riesce ad arrivare al salvagente, e maggiori possibilità di non restare impigliata nell'elica del natante) ed è un oggetto estremamente infido e dispettoso. Pressochè impossibile da addugliare, se lasciata minimamente libera si annoda su sè stessa in garbugli inestricabili, quasi fosse dotata di vita propria, rendendosi in breve completamente inutilizzabile.

Se non avete un avvolgisagole il mio consiglio è di considerare attentamente quanto tenete alla persona che è caduta in acqua. Se non vi è molto cara è meglio che la lasciate lì dov'è, piuttosto che avere a che fare con la cima galleggiante.

3 commenti:

  1. Non è normato il pericolo di navigare con te :)

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  2. ehm... e in che modo questo dovrebbe esporre a rischi diversi?

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  3. In dipendenza dal grado di simpatia che provi per il tuo compagno di avventure. Lo faresti affogare piuttosto che cimentarti con la sagola.

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