Quando si programma si incontrano dei problemi. E' normale, se così non fosse non ci sarebbe bisogno di alcuna abilità nel farlo.
Di solito i problemi sono costituiti da un comportamento inaspettato del programma, oppure nel non sapere come costruire il comportamento richiesto. Per entrambe queste due tipologie esiste una tecnica risolutiva piuttosto curiosa. E' anche un po' impegnativa, quindi viene di solito riservata ai casi più complessi, però la sua efficacia è elevatissima.
Si chiama "debug confessionale". In pratica si prende un'altra persona, possibilmente assolutamente digiuna della materia, o quantomeno che non stia lavorando allo stesso progetto, e si cerca di spiegarle il problema. Deve essere una persona bendisposta, perchè deve mostrare interesse e pazienza, senza fare smorfie annoiate nonostante sia investita da un fiume di parole in gran parte incomprensibili, ma il suo contributo si ferma qui. In una percentuale incredibilmente alta di casi il semplice fatto di tradurre il problema in parole comprensibili da un altro essere umano consente di afferrare il nocciolo della questione e di arrivare agevolmente ad una soluzione.
Un parallelo con la terapia psicanalitica, a mio avviso, è tutt'altro che azzardato.
Di solito i problemi sono costituiti da un comportamento inaspettato del programma, oppure nel non sapere come costruire il comportamento richiesto. Per entrambe queste due tipologie esiste una tecnica risolutiva piuttosto curiosa. E' anche un po' impegnativa, quindi viene di solito riservata ai casi più complessi, però la sua efficacia è elevatissima.
Si chiama "debug confessionale". In pratica si prende un'altra persona, possibilmente assolutamente digiuna della materia, o quantomeno che non stia lavorando allo stesso progetto, e si cerca di spiegarle il problema. Deve essere una persona bendisposta, perchè deve mostrare interesse e pazienza, senza fare smorfie annoiate nonostante sia investita da un fiume di parole in gran parte incomprensibili, ma il suo contributo si ferma qui. In una percentuale incredibilmente alta di casi il semplice fatto di tradurre il problema in parole comprensibili da un altro essere umano consente di afferrare il nocciolo della questione e di arrivare agevolmente ad una soluzione.
Un parallelo con la terapia psicanalitica, a mio avviso, è tutt'altro che azzardato.
so che contavi su di me. ma credo che l'argomento del problema mi sia ostico e non poco. buondì :)
RispondiEliminauhm... e perchè avrei dovuto contare su di te? perchè non capisci nulla di programmazione, forse? :)
RispondiEliminapiù digiuno di me o più probabilmente alla pari c'è solo la compianta eridì. :)
RispondiEliminanon nominare l'eridì invano, che qui ancora si soffre
RispondiEliminaMa certo! Questo fenomeno l'abbiamo sperimentato tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di avere avuto vicino e disponibile un altro essere umano. Credo che il nome scientifico sia "ma com'è che non ci ho pensato prima?" e si svolge proprio per come lo descrivi. Parli ad una amica della tua difficile condizione esistenziale, gli esponi i pro e i contro della faccenda, i tuoi stati d'animo, quello che ti aspetti e che desideri e....voilà! Sai quello che devi fare....
RispondiEliminaMiracoloso quello che può fare un amico che tace e annuisce comprensivo....;-))))))Carpedine
Scusa ma dove la trovi una tale persona??? :)) E' un pò come quando si scrive, consigliabile sempre far leggere a un altro perchè colga le cose che non vanno, oppure bisogna allenarsi a leggere con gli occhi di uno che non sa niente di quell'argomento. Ho semplificato troppo? :) Marion
RispondiElimina.....ehmmmmmmmmm...uhmmmmmmmmmmm.....bohhhhhhhh!!!!!........mi sta ostica sta cosa:( o forse.....no?????m:).....il solito intrigom.....
RispondiEliminacarpe: sì, funziona per molte cose :)
RispondiEliminamarion: il problema è proprio quello
intrigomentale: perfetto, continua così :)